Design - 05 Ottobre 2021
Il pavimento a commesso marmoreo del Duomo di Siena
“…Al più bello et al più grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto…” (Giorgio Vasari)
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Il Duomo di Siena comprende una serie di monumenti, esempi della maestria di artisti e progettisti. Non solo la splendida Cattedrale, ma anche le altre parti del complesso come la Cripta, il Battistero e il Museo dell’Opera attirano ogni anno numerosi turisti da tutto il mondo.
Entrando nella Cattedrale, cuore della città, già si respira la tradizione e la storia della scuola artistica senese. Percorrendo piccole strade, fra palazzi medievali, si arriva all’omonima piazza, che costituisce uno degli esempi più insigni di cattedrale romanico-gotica italiana.
Molti sono i documenti che ne raccontano la storia, registrazioni di pagamenti e di acquisto materiali che danno informazioni sulle vicende di costruzione. L’interno è caratterizzato da marmi bianchi e verde scuro quasi nero che rivestono l’edificio secondo il gusto tipico del romanico toscano.
Un’opera d’eccezione è il pavimento che per Vasari è un esempio insuperabile, iniziato a partire dal XIV secolo è stato ultimato solo nell’ottocento. L’opera si sviluppa su una superficie di 1300 metri quadrati, oltre a motivi decorativi ci sono cinquantasei tarsie che sono state realizzate con la tecnica del commesso marmoreo e del graffito.
Dapprima le tarsie furono realizzate incidendo le lastre di marmo bianco con scalpello o trapano e poi riempiti di stucco nero, questa è la tecnica definita del graffito.
In un secondo momento al pavimento del Duomo vennero aggiunti marmi colorati giustapposti insieme come nel caso delle tarsie lignee secondo la tecnica del commesso marmoreo. Una tecnica ornamentale molto elaborata dove la difficoltà maggiore è quella di sezionare il marmo colorato in fogli sottili che possano essere sagomati e utilizzati per le decorazioni.
Numerosi e vari i soggetti delle decorazioni del pavimento, dalle Sibille a Ermete Trismegisto fino alla Lupa che allatta i gemelli dove si riprende il mito della lupa, simbolo della città di Siena, che allatta Aschio e Senio figli di Remo e fondatori della città. La lupa è inserita in un cerchio al quale sono collegati altri cerchi raffiguranti simboli di città italiane.
Tra gli altri soggetti allegorie e temi dell’antichità classica e pagana oltre alla storia del popolo ebraico.
Per ragioni di conservazione e per evitare il passaggio del gran numero di visitatori il pavimento viene scoperto ed è visibile solo in alcuni periodi dell’anno; per maggiori informazioni sul Complesso dell’Opera Metropolitana di Siena.